vietato ai minori
Liberamente ispirato ai testi di
P.Landi, J. Druznikov, J. Bakan
“Savino Genovese (Kurt Cobain) e Viren Beltramo (Miss Milf/Sue Ellen) sanno accendere la scena e tenerla viva.”
“Tutto ha un prezzo. Tutto si può comprare.
Kurt Cobain è un video-designer, il suo nome si legge all’italiana, Kurt Cobain.
Babe si legge Babe. I suoi genitori erano innamorati del maialino, Babe.
I due sono sul tappeto elastico che occupa la scena.”
Maria Rossa, 25 marzo 2013, www.klpteatro.it
cREDITi
Con Viren Beltramo, Paola Colonna, Savino Genovese
Scritto e diretto da Savino Genovese
Coreografie di Paola Colonna
Costumi di Irene Basso
Voce di Elio D’Alessandro
Suoni di Fabio Viana
Luci e fonica di Fabio Partemi
Vietato ai minori
Vietato ai minori è la storia di un game designer che sta per diventare padre ed è costretto a scontrarsi con la realtà, uscendo dal proprio universo virtuale.
Siccome dietro ogni realtà digitale c’è sempre una persona reale che fa delle scelte lo spettacolo indaga proprio alcune di quelle scelte.
Per la traduzione in scena del progetto si è definito l’incontro tra la Compagnia GenoveseBeltramo e Paola Colonna, tra due attori ed una danzatrice, per un allestimento dove i linguaggi della parola, del gesto e del movimento inter-agiscono.
NOTA DI REGIA
Tutto ha un prezzo. Tutto si può comprare. Tutto può essere considerato “una merce”, perfino un bambino.
Il bambino si vende, si gestisce, si ingrassa, si ricatta, si sterilizza, si droga, si parcheggia, si incatena davanti alla tv e dentro la tv, si esibisce, si addestra, si dimentica davanti ad un videogioco. Il bambino segue la legge del mercato. Siamo passati dall’educazione all’addestramento. Che tu sia genitore o meno non puoi far finta di niente. L’infanzia intesa come età dell’innocenza sta scomparendo. I bambini sono vittime di campagne pubblicitarie, videogiochi violenti, concorsi e realtà digitali. Barattiamo la loro infanzia. Lasciamo che vengano sedotti e strumentalizzati come se questo facesse parte di un inevitabile cambiamento.
Ma siamo davvero sicuri che sia inevitabile? Non è che osservando più attentamente questi meccanismi perversi ci vien voglia di salvarli, di offrire loro un’alternativa?
recensioni
Il consumismo Vietato ai minori di GenoveseBeltramo
Tutto ha un prezzo. Tutto si può comprare.
Kurt Cobain è un video-designer, il suo nome si legge all’italiana, Kurt Cobain.
Babe si legge Babe. I suoi genitori erano innamorati del maialino, Babe.
I due sono sul tappeto elastico che occupa la scena.
Babe è il personaggio-cavia di un videogioco per bambini che Kurt Cobain sta testando.
Una certa Miss Milf è l’imprenditrice dai tacchi rosa shocking che segue la creazione del gioco e ne conosce il segreto: perché abbia successo bisogna fare leva sull’amore e sulla paura, due sentimenti potentissimi in grado di tenere i bambini incollati allo schermo.
La scena cambia. Kurt Cobain ora è piccolo, e si innamora di Sue Ellen, la bambina che salta sul tappeto elastico affianco al suo. I due crescono, maturano, Sue Ellen resta incinta.
Lo spettacolo “Vietato ai minori” della compagnia GenoveseBeltramo, al suo debutto assoluto al Teatro Garybaldi di Settimo Torinese, si snoda attraverso la vita del protagonista, e pare quasi la trasposizione scenica di un Bildungsroman (romanzo di formazione), alla fine del quale il video-designer raggiunge un senso critico che gli fa prendere le distanze dalle bieche dinamiche del business perverso cui i suoi progetti informatici contribuiscono.
Lo spettacolo, scritto e diretto dall’attore Savino Genovese, è uno sguardo tagliente sulla società consumistica nella quale siamo immersi: anche l’infanzia va trasformandosi in un proficuo terreno di guadagno. I bambini sono come automi da ingrassare e parcheggiare di fronte a uno schermo. Le loro esigenze e le loro reazioni si possono controllare al punto da strumentalizzarle per favorire un business.
Fino a che punto resteremo passivi di fronte a tutto ciò?
Quello della compagnia GenoveseBeltramo pare un grido d’allarme che sa farsi sentire senza diventare assordante.
La bellezza dello spettacolo sta nel saper esprimere, in modo profondo e spiritoso, una situazione attuale tristemente sottovalutata, con lo sguardo critico di un’intelligenza pungente, senza però costringere il pubblico a bere una morale preconfezionata.
Non a caso, lo spettacolo si chiude con la domanda di Kurt Cobain: “Sarò un buon padre?”.
I tre protagonisti in scena (due attori e una danzatrice) trattano un tema profondo ma senza mai perdere di vista l’essenza della comunicazione teatrale: sono vivi, si divertono, finalmente non si recita (to act) ma si gioca (to play)!
Paola Colonna è la coreografa-ballerina che, oltre a dare vita al personaggio di Babe, accompagna i monologhi e i dialoghi di Kurt e Sue Ellen muovendosi con intensità e precisione.
Savino Genovese (Kurt Cobain) e Viren Beltramo (Miss Milf/Sue Ellen) sanno accendere la scena e tenerla viva.
La scenografia è ben organizzata: dal tappeto elastico escono fiocchi, martelli, telefoni, tutti oggetti che, una volta usati, torneranno ad occupare il loro posto con discrezione.
Totalmente auto finanziato, auguriamo a “Vietato ai minori” un pubblico sempre maggiore. Ma soprattutto che lavori di questo tipo continuino ad essere scritti. E, magari, perfino finanziati.
Maria Rossa, 25 marzo 2013, www.klpteatro.it
In Vietato ai minori teatro e danza convivono per una narrazione inter-attiva.
Parlare di bambini è sempre argomento molto delicato un po’ per la necessaria prudenza con cui si deve affrontare la trattazione, un po’ per il concreto rischio di cadere in una gratuita retorica: la Compagnia GenoveseBeltramo ha con coraggio scelto di mettere l’universo dei più piccoli la centro del suo ultimo progetto, quel Vietato ai minori al debutto assoluto negli spazi del Teatro Civico Garybaldi per la stagione organizzata da Santibriganti Teatro.
Scritto e diretto da Savino Genovese, anche in scena con Viren Beltramo e Paola Colonna, lo spettacolo vuol essere una critica riflessione sull’inquietante idea di bambino inteso come merce: “che tu sia genitore o meno – scrive Genovese – non puoi far finta di niente. L’infanzia intesa come età dell’innocenza sta scomparendo. I bambini sono vittime di campagne pubblicitarie, videogiochi violenti, concorsi e realtà digitali. Barattiamo la loro infanzia. Lasciamo che vengano sedotti e strumentalizzati come se questo facesse parte di un inevitabile cambiamento”.
Premesse amare ma desunte dall’osservazione di una realtà a tratti preoccupante ed inspiegabile: considerazioni che inducono alla riflessione se tutto ciò sia davvero necessario e se, una volta messi al centro di un’analisi critica, questi fenomeni non possano esser pretesto per la ricerca di soluzioni alternative. Un suggestivo progetto teorico per la cui traduzione in scena si è definito l’incontro tra la Compagnia GenoveseBeltramo e Paola Colonna, tra due attori ed una danzatrice, per un allestimento dove i linguaggi della parola, del gesto e del movimento interagiranno tra di loro.
a cura di Roberto Canavesi TeatroTeatro.it